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Real Casa Paternò Castello di Valencia


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Parte 4°

Storia

Storia Genealogica

Durante il suo regno, Giovanni I abbandonò la politica anglofila di Pietro IV e sti-pulò un'alleanza col Regno di Francia nel 1387, ed in questa ottica pro-mise in matrimonio la figlia Iolanda, di circa tre anni a Luigi II d'An-giò, Duca d'Angiò, Conte di Provenza e temporaneamente Re di Napoli (il matrimonio sarà celebrato ad Arles - Provenza nel 1400). Nel 1391 Giovanni, dopo il matrimonio tra suo nipote Martino e Maria di Sicilia, aiutò la giovane coppia a rientrare in Sicilia per essere incoronati sovrani di Sicilia. Giovanni morì il 19 maggio 1396, improvvisamente, durante una battuta di caccia in una foresta vicino a Foixà (Gerona). Alla sua morte, gli erano sopravissute solo due figlie, e quindi non lasciando eredi maschi, gli successe il suo fratello minore don Martin, salito al trono come Martino I l'Umanista, che dovette combattere contro Matteo, Conte dei Foix, che si era proposto come pretendente in quanto marito di Giovanna d'Aragona, la figlia primogenita di Giovanni. Giovanni I e Marta ebbero cinque figli:
- Giacomo d'Aragona (1374).
- Giovanna d'Aragona (1375-1407).
- Giovanni d'Aragona (1376).
- Alfonso d'Aragona (1377).
- Eleonora d'Aragona (1378).I e Iolanda ebbero cinque figli:
- Giacomo d'Aragona (1382-1388), Duca di Girona e Conte di Cervera.
- Iolanda di Aragona (1384-1442).
- Ferdinando d'Aragona (1389), Duca di Girona e Conte di Cervera.
- Antonia d'Aragona (1391-1392).
- Eleonora d'Aragona (1393).
- Pietro d'Aragona (1394), Duca di Girona e Conte di Cervera.
- Giovanna d'Aragona (1396).

Martino d'Aragona, o Martino l'Anziano o il Vecchio o l'Umanista o l'Ecclesiastico (in catalano: í l'Humà, in castigliano: ín I de Aragón o ín I el Humano; Gerona, 29 luglio 1356 - Barcellona, 31 maggio 1410), fu Re di Aragona, Re di Valencia, Re di Sardegna, Re di Maiorca, Re Titolare di Corsica, Conte di Barcellona e delle contee catalane dal 1396 al 1410. Fu anche Re di Sicilia (no II di Sicilia o anche II di Trinacria) dal 1409 al 1410. Fu l'ultimo discendente dei Bellonidi, la linea maschile legittima dei conti di Barcellona discendente da Goffredo il Villoso, a regnare sul-l'Aragona. Figlio secondogenito del Re della Corona d'Aragona Pietro IV il Cerimonioso e della sua terza moglie Eleonora di Sicilia, figlia del Re Pietro II di Sicilia. Martino nacque nel 1356, a Gerona oppure a Perpignano. In quanto principe cadetto della Famiglia Reale Arago-nese, a Martino fu assegnato il Ducato di Monblanch. Nel 1372, sposò Maria de Luna, figlia del Conte de Luna e Signore di Segorbe (Castel-lón), don Lope, e di Brianda d'Agaout. Nel 1380 il padre lo nominò si-gnore e reggente della Sicilia, la cui Regina, Maria di Sicilia, cugina di Martino, era ancora in minor età (il padre di Maria, Federico III di Sicilia, era morto nel 1377). Il figlio di Martino, Martino il Giovane, nel 1391, fu fatto, quindi, sposare con la giovane Regina di Sicilia. La Sicilia (o regno di Trinacria) era perciò destinata a perdere l'indipendenza e divenire un feudo dei discendenti di Martino. Martino il Giovane, unico figlio ancora in vita di Martino il Vecchio, infatti, dopo il matrimonio, lasciò l'Aragona e arrivato a Palermo, fu incoronato, assieme a Maria, Re di Sicilia e divenne Martino I di Sicilia. Nel 1396, Martino successe al fratello maggiore Giovanni I (morto senza figli maschi viventi) sul trono di Aragona. Al momento della successione, a causa delle rivolte della nobiltà, Martino si trovava in Sicilia, dove dovette trattenersi fino al 1397, quando finalmente poté partire per l'Aragona. Il 13 ottobre del 1397, Martino il Vecchio, a Saragozza, giurò sui , come era stato stabilito da suo padre, Pietro IV, ed il 13 aprile del 1399, nella stessa città, fu incoronato Re. Re Martino il Vecchio, dopo la morte di Eleonora, chiese al figlio Martino il Giovane di riconquistare la Sicilia. Martino il Giovane arrivò sull'isola, nell'ottobre del 1408, dopo la morte, senza eredi, del giudice Mariano V e col giudicato in piena crisi di successione; nel mese di dicembre fu chiamato in Sardegna il duca di Narbona, Guglielmo III che fu incoronato giudice, il 13 gennaio, a Oristano. Guglielmo marciò verso il cagliaritano e gli eserciti si scontrarono a Sanluri, il 4 luglio del 1409, dove Martino vinse la battaglia e gli alleati del giudice, i genovesi dovettero lasciare l'isola ed il giudicato tornò ad essere vassallo dell'Aragona; però Martino il Giovane contrasse la malaria ed il 25 luglio morì a Cagliari. Quindi, nel 1409, Martino I di Aragona, alla morte del figlio, Martino il Giovane (Martino I di Sicilia), che era vedovo di Maria di Sicilia, con l'estinzione della linea diretta della casa di Aragona-Sicilia, divenne l'erede del trono di Sicilia, in quanto figlio di Eleonora di Sicilia (Leonora di Trinacria). Divenne, quindi, anche Re di Sicilia (col nome di Martino II di Sicilia). Dopo la morte del figlio legittimo, Re Martino nominò il marito di sua sorellastra Isabella d'Aragona, Giacomo II di Urgell, discendente legittimo più prossimo della Casa Reale di Aragona (figlio di suo cugino primo che era nipote di Alfonso IV il Benigno), governatore Generale di tutti i domini della Corona d'Aragona, posizione che apparteneva tradizionalmente al pre-sunto erede al trono. Inoltre sempre, nello stesso anno Martino si sposò, in seconde nozze, con Margherita di Prades, figlia di Pietro di Prades, discendente diretto di Giacomo II il Giusto. Complessivamente, il
Regno di Aragona godette della pace esterna durante il regno di Martino, ed egli lavorò per sedare le lotte interne causate dalle rivolte dei nobili e dal banditismo. Quando Martino morì a Barcellona, nel 1410, essendo i suoi discendenti legittimi (nati dal matrimonio con la Regina Maria) già tutti deceduti, non avendo avuto nessun figlio dalla seconda moglie, Margherita di Prades, avendo revocato, per le pressioni del vescovo di Saragozza, il titolo di governatore a Giacomo II di Urgell e non avendo ancora portato a termine la pratica di riconoscimento di suo nipote, Federico di Luna, Conte di Luna, figlio illegittimo di Martino il Giovane e la sua amante Tarsia Rizzari di Catania, seguì un periodo di incertezza detto di interregno, che durò due anni e che, essendo l'opinione pubblica molto divisa tra i vari pretendenti, portò l'Aragona sull'orlo della guerra civile. Le cortes di Catalogna, di Valencia e d'Aragona decisero per un arbitrato, nominarono tre rappresentanti per regno, trascurando però di invitare i rappresentanti di Maiorca, Sicilia e Sardegna ed i nove delegati scelsero tra i cinque pretendenti e, col (Compromesso di Caspe), del 1412, decisero che sarebbe stato sovrano della Corona d'Aragona e Re di Sicilia Ferdinando de Antequera, infante del castigliano, casato di Trastamara, figlio di Eleonora d'Aragona, sorella di Martino il Vecchio. Martino da Maria di Luna ebbe quattro figli:

- Martino il Giovane (1374-1409), sposò nel 1391 la Regina di Sicilia, Maria di Sicilia e nel 1402 Bianca di Navarra.
- Giacomo d'Aragona (1378-?), morto giovane.
- Giovanni d'Aragona (1380-?), morto giovane.
- Margherita d'Aragona (ca. 1385-?), morta giovane.da Margherita non ebbe figli.

Martino d'Aragona o Martino il Giovane(in catalano: í el Jove, in castigliano:

ín el Joven; 1374 - Cagliari, 25 luglio 1409) fu Re consorte di Sicilia (o di Trinacria) dal 1391 al 1402 e Re di Sicilia dal 1402 alla morte. Figlio primoogenito del Re della Corona d'Aragona Martino I il Vecchio e della sua prima moglie Maria de Luna, figlia del Conte de Luna e Signore di Segorbe (Castellón), don Lope, e di Brianda d'Agaout. Quindi Pietro IV di Aragona e Leonora di Sicilia erano i suoi nonni mentre Giovanni I di Aragona era suo zio. Nel 1391 grazie ad una congiura sposò Maria di Sicilia, Regina Titolare del Regno di Trinacria in quanto figlia di Federico il Semplice. L'unione, frutto del un rapimento di Maria da parte di Guglielmo Raimondo III Moncada e con la segreta approvazione di Pietro IV, (affinché Maria non fosse unita in matrimonio col Duca di Milano Giangaleazzo Visconti, con cui erano stati avviati degli accordi) era fortemente osteggiata da Artale II Alagona, Manfredi Chiaramonte e da diversi baroni siciliani che, con l'appoggio di Papa Bonifacio IX riuscirono a far dichiarare nullo il suo matrimonio in quanto procugina di Martino. L'unico disposto a concedere la necessaria dispensa per il matrimonio fu l'antipapa Clemente VII, che celebrò il matrimonio. Nel 1392 Martino sbarcò in Sicilia per riprendere possesso dell'isola e dove fu incoronato insieme a Maria nella cattedrale di Palermo. Molti dei signori che si erano opposti fecero atto di sottomissione ed i Chiara-monte si ritrovarono insieme ai soli Alagona a fronteggiare l'esercito catalano di Bernat (o Bernardo) Cabrera. Andrea Chiaramonte, (discen-dente di Manfredi), venne sconfitto e tradito, fu catturato e condannato alla pena capitale. Fu giustiziato per decapitazione il 1 giugno 1392 a Palermo davanti al palazzo Chiaramonte-Steri. Con lui la famiglia Chiaramonte si estinse: i beni furono confiscati e divisi fra Guglielmo Raimondo Moncada e il Cabrera. Gli Alagona risposero all'intervento di Martino con la sollevazione dei centri sotto la loro signoria, fra cui Piazza Armerina, Lentini, Paternò, Catania ed il territorio di Aci. Si narra che Martino assediò per più tempo Artale nel Castello di Aci, cercando anche di dissuaderlo con allettanti promesse ma senza però riuscire ad averne ragione. Martino allora propose ad Artale la Signoria su Malta, in cambio della sua fedeltà. Artale che era molto accorto avrebbe accettato, senza però consegnare il castello di Aci. Così Martino, che iniziava a vedere il proprio prestigio offuscato dal nobile siciliano approfittò dell'assenza di Artale, che si era recato a Malta, per espugnare la fortezza acese e dichiararla bene demaniale (1396). Si narra che il Re di Sicilia riuscì nell'impresa guastando il sistema di ap-proviggionamento idrico del castello (una serie di cisterne). Artale che tentò invano di raggiungere con la propria flotta il castello subirà l'arresto della moglie e del figlio, la confisca totale dei beni, l'annullamento di buona parte dei privilegi di cui aveva usufruito e l'esilio a Malta. Martino regnò sulla Sicilia assieme a Maria fino alla morte di lei, nel 1402. A quell'epoca ripudiò il trattato di Avignone e governò la Sicilia da solo. Martino il Giovane sposò in seconde nozze, nel 1402, erede della famiglia Evreux e futura Regina di Navarra, Bianca di Navarra, figlia di Carlo III di Navarra e di Eleonora di Trastamara, figlia di Enrico II di Castiglia. Nessuno dei figli nati dai due matrimoni sopravvisse all'infanzia, l'unico discendente di Martino fu quindi un figlio bastardo, Federico di Luna, che il nonno, Martino il Vecchio, cercò di far nominare successore del Regno Aragonese, senza riuscire a portare a termine l'operazione, ed il successivo arbitrato che è passato alla storia come Compromesso di Caspe, lo escluse dalla successione. Martino il Giovane arrivò in Sardegna, nell'ottobre del 1408, con l'incarico da parte del padre Martino il Vecchio di riconquistare alla Corona d'Aragona l'isola che dopo la morte, senza eredi, del giudice di Arborea Mariano V e col giudicato in piena crisi di successione; nel mese di dicembre fu chiamato in Sardegna il Duca di Narbona, Guglielmo III che fu incoronato giudice, il 13 gennaio, a Oristano. Guglielmo marciò verso il cagliaritano e gli eserciti si scontrarono a Sanluri, il 30 giugno del 1409, dove Martino vinse la battaglia e gli alleati del giudice, i genovesi, dovettero lasciare l'isola. Il giudicato tornò ad essere vassallo dell'Aragona, però Martino il Giovane contrasse la malaria ed il 25 luglio morì. Dopo la sua morte, avvenuta a Cagliari, suo padre, Martino I di Aragona, divenne Re di Sicilia col nome di Martino II. Fu l'ultimo discendente dei Bellonidi, la linea maschile legittima dei Conti di Barcellona discendente da Goffredo il Villoso, a regnare sui Regni d'Aragona, di Valencia, di Sardegna, di Maiorca, di Sicilia, a portare il titolo di Re Titolare di Corsica e ad esercitare la sovranità sulle contee catalane e sulla Contea di Barcellona. Martino e Maria di Sicilia ebbero un solo figlio:?Pietro di Sicília (1394-1400). Martino e Bianca ebbero un solo figlio:?Martino d'Aragona (1403-1407).

La suddetta indagine storico-genealogica risulta dalla consultazione della seguente bibliografia:
II

Rafael Altamira, La Spagna (1031-1248), in «Storia del mondo medievale», vol. V, 1999, pp. 865-896;

Edgar Prestage, "Il Portogallo nel medioevo", in Storia del mondo medievale', vol. VII, 1999, pp. 576-610;

II

Rafael Altamira, La Spagna (1031-1248), in <<Storia del mondo medievale>>, vol. V, 1999,pp. 865-896;

E.F. Jacob, Innocenzo III, in <<Storia del mondo medievale>>, vol. V, 1999, pp. 5-53;

Michelangelo Schipa, L'Italia e la Sicilia sotto Fedferico II, in <<Storia del mondo medievale>>, vol. V, 1999, pp. 153-197;
A.S. Turbeville, Le eresie e l'Inquisizione nel medioevo: 1000-1305 circa, in <<Storia del mondo medievale>>, vol. V, 1999, pp. 568-598;
Frederick Maurice Powicke, inghilterra: Riccardo I e Giovanni, in <<Storia del mondo medievale>>, vol. VI, 1999, pp. 143-197;
Edgar Prestage, "Il Portogallo nel medioevo", in Storia del mondo medievale', vol. VII, 1999, pp. 576-610;

I

Rafael Altamira, Spagna (1031-1248), in «Storia del mondo medievale», (trad. ital della Cambridge Medieval History, Milano, Garzanti, 1980, vol. V, pp. 865-896);

Austin Lane Poole, 'interregno in Germania, in «Storia del mondo medievale», vol. V, pp. 128-152;
Charles Petit-Dutaillis, IX il Santo, in «Storia del mondo medievale», vol. V, pp. 829-864;

A.S. Turbeville, eresie e l'Inquisizione nel medioevo: 1000-1305 circa, in «Storia del mondo medievale», vol. V, pp. 568-598;

Hilda Johnstone, : gli ultimi capetingi, in «Storia del mondo medievale», vol. VI, pp. 569-607;

Cecil Roth, ebrei nel medioevo, in «Storia del mondo medievale», vol. VII, pp. 848-883;


III

C.W. Previté-Orton, 'Italia nella seconda metà del XIII secolo, in del mondo medievale, vol. V, 1999, pp. 198-244;
Hilda Johnstone, : gli ultimi capetingi, in del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 569-607;
Hilda Johnstone, : Edoardo I e Edoardo II, in del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 673-717;
Charles Diehl, bizantine, introduzione di Silvia Ronchey, 2007 (1927 originale), Einaudi;
III
C.W. Previté-Orton, L'Italia nella seconda metà del XIII secolo, in «Storia del mondo medievale», vol. V, 1999, pp. 198-244;
Hilda Johnstone, Francia: gli ultimi capetingi, in «Storia del mondo medievale», vol. VI, 1999, pp. 569-607;
Edwards Amstrong, L'Italia al tempo di Dante, in Storia del mondo medievale', vol. VI, 1999, pp. 235-296;
II
C.W. Previté-Orton, 'Italia nella seconda metà del XIII secolo, in del
medievale, vol. V, 1999, pp. 198-244;
Hastings Rashdall, università meridionali, in del mondo medievale, vol. V, 1999, pp. 657-704;
Hilda Johnstone, : gli ultimi capetingi, in del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 569-607;
Edwards Amstrong, 'Italia al tempo di Dante, in del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 235-296;
Charles Diehl, bizantine, introduzione di Silvia Ronchey, 2007 (1927 originale), Einaudi;

IV

Hastings Rashdall, università meridionali, in del mondo medievale>, vol. V, 1999, pp. 657-704;
Edwards Amstrong, 'Italia al tempo di Dante, in del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 235-296;

IV
Guillaume Mollat, papa di Avignone il grande scisma, in del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 531-568;
A. Coville, La guerra dei cent'anni (fino al 1380), in del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 608-64;

I
Guillaume Mollat, papi di Avignone il grande scisma, in del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 531-568;
A. Coville, La guerra dei cent'anni (fino al 1380), in del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 608-641;

il vecchio

Guillaume Mollat, papi di Avignone il grande scisma, in del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 531-568;
Rafael Altamira, , 1412-1516, in del mondo medievale, vol. VII, 1999, pp. 546-575;

il giovane
Guillaume Mollat, I papi di Avignone il grande scisma, in Storia del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 531-568;
ò
Filadelfo Mugnos, Teatro genologico delle Famiglie del Regno di Sicilia,vol. III, pag. 20;
Vincenzo Paternò Barone di Raddusa, Lettere di Spagna e altro;
Simone da Lentini, Croniche;
Pietro Speciali, Ricordi;
Palizzolo Gravina, Il Blasone in Sicilia, ristampa Forni, Bologna, pag. 299;
Palizzolo Gravina, Castelli di Torre Muzza; I Fasti di Sicilia;
Pelliccioni di Poli, L'ordine del Cingolo Militare;
Marchese Vittorio Spreti, Enciclopedia Storico Nobiliare Italiana, vol.V, Bologna, 1969, ristampa edizione 1928;


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