Storia
Storia Genealogica
Pietro II di Aragona, detto il Cattolico(1174 - Muret, 12 settembre 1213), fu Re di Aragona e Conte di Barcellona dal 1196 al 1213. Figlio del Re di Aragona, Alfonso il Casto e di Sancha di Castiglia (1154-1208), figlia del Re di Castiglia, Alfonso VII. Nel 1196, alla morte del padre gli successe sul trono di Aragona e nella Contea di Barcellona. L'anno dopo (1197) emanò un editto contro gli eretici che dovevano lasciare il Regno di Aragona (con l'eccezione della città di Barcellona) o sarebbero stati messi al rogo. Nel 1200 II propiziò l'accordo tra i re Alfonso VIII di Castiglia e Alfonso IX di León, che congiuntamente assalirono la Navarra, sottraendo diversi territori al Re Sancho VII, a tutto vantaggio della Castiglia. Dopo la sua incoronazione per mano del Papa Innocenzo III avvenuta il 4 febbraio del 1204, nella Basilica di San Pancrazio a Roma, II giurò obbedienza feudale al Papa stesso riconoscendo quindi la supremazia del papato sulla Corona d'Aragona, impegnandosi a pagargli un tributo an-nuo ed a combattere le eresie; in cambio fu dichiarato della Fede sotto la cui guida si doveva portare a termine la riscossa cristianacontro i musulmani della penisola iberica; per questo venne sopranno-minato CattolicoFu il primo monarca del Regno di Aragona ad esser stato incoronato. A partire da lui tutti i re aragonesi vennero incoronati per concessione della Santa Sede (in una bolla emanata il 6 giugno 1205) nella Cattedrale di Saragozza, per mano dell'Arcivescovo di Tarragona. La concessione venne estesa anche alle regine. Durante il suo soggiorno romano ebbe modo di concordare col Papa Innocenzo III il matrimonio di sua sorella Costanza d'Aragona con il pupillo del Papa, Federico Hohenstaufen, figlio di Enrico VI (figlio di Federico Barbarossa), e di Costanza d'Altavilla (figlia del Re di Sicilia Ruggero II il Normanno), Re di Sicilia, sotto la tutela del Papa. Nel 1204 si sposò con Maria di Montpellier, figlia del Signore di Monpellier Guglielmo VIII. Gli abitanti di Montpellier cacciarono il successore Guglielmo IX e sposarono Maria a II, con la clausola che il primo figlio della coppia, sia maschio che femmina, sarebbe stato Signore di Montpellier. Pietro accettò per i suoi interessi nel sud della Francia. Il frutto di questo matrimonio fu la nascita del principe Giacomo. La vita familiare della coppia fu causa di una crisi di successione ed il preludio alla futura separazione delle corone di Aragona e Catalogna, dai possedimenti francesi (gli abitanti di Montpellier erano per la Regina Maria e contro Pietro); la nascita dell'erede,Giacomo I consentì alla dinastia di proseguire nel controllo di entrambii territori. Verso il 1212 Pietro avrebbe voluto divorziare per sposare Maria del Monferrato. Maria di Montpellier allora si recò a Roma per avere giustizia dal Papa. Ma mentre si trovava a Roma a perorare la sua causa, contro il divorzio, morì nell'aprile del 1213. Per quello che concerne gli albigesi, II, così come il Conte di Tolosa Raimondo VI erano propensi a non perseguirli, mentre il Papa e la gerarchia ecclesiastica li consideravano eretici, quindi perseguibili; verso il 1208, iniziarono le diatribe e diversi predicatori vennero in Provenza e nel Tolosano a sostenere il verbo del Papa (tra questi vi era anche Domenico Guzmán). Nel 1209 fu indetta una crociata (crociata albigese), sotto il comando di Simone di Montfort, che attacca il feudo della famiglia Trencavel, conquistando Béziers e Carcassonne, com-mettendo brutalità ed eccidi, condannati da Domenico Guzmán; anche per l'intervento del Papa le brutalità cessarono. Si giunse ad un compromesso, Pietro II cedette a Simone il feudo di Trencavel (Béziers e Carcasonne) e accettò la trattativa di un matrimonio tra suo figlio Giacomo ed una figlia di Simone, in cambio della pace. Nello stesso periodo, dato che la crociata era sostenuta dal Re di Francia, Filippo Augusto, Pietro si schierò a fianco del Re d'Inghilterra Giovanni senza Terra. Nel 1212, dopo che il Papa Innocenzo III aveva ordinato di predicare una crociata contro i musulmani, riuscì a preparare un esercito congiunto con gli altri sovrani cristiani della penisola iberica (escluso il Re del León, Alfonso IX), i re di Navarra, Sancho VII, Castiglia, Alfonso VIII, e Portogallo, Alfonso II il Grasso che inflissero agli Almohadi, guidati dal califfo in persona, nella storica battaglia di Las Navas de Tolosa (16 luglio 1212) una decisiva sconfitta, a partire dalla quale ebbe inizio l'irreversibile declino dei Regno Almohade nella penisola iberica. La presenza di Sancho VII di Navarra fu determinante, le sue truppe navarresi arrivarono sino alla tenda del califfo Yacub ben Yussuf (detto Miramamolin) dopo aver tagliato le catene che la proteggevano. Intanto nel Tolosano erano riprese le usurpazioni di Simone di Montfort contro Raimondo di Tolosa ed i suoi vassalli; II, sempre, nel 1212, intervenne presso il Papa perché fermasse il Montfort, ma ormai la situazione era incontrollabile e la crociata riprese. II si schierò apertamente col Conte di Tolosa ed affrontarono i crociati, tentando di conquistare il paese di Muret e Pietro morì, il 12 settembre 1213, durante la battaglia che si accese a seguito della controffensiva delle truppe francesi comandate da Simone IV di Montfort, Conte di Leicester; il figlio di Pietro, Giacomo, che gli successe, rimase nelle mani di Simone e fu liberato e poté rientrare in Aragona, nel 1214, solo dopo ripetute pressioni del Papa. Pietro e Maria ebbero un figlio:
??Giacomo I (1208 - 1276), Re d'Aragona, Re di Maiorca e Re di Valencia, Conte di Barcellona e d'Urgell, e Signore di Montpellier.
Giacomo d'Aragona(Montpellier, 2 febbraio 1208 - Valencia, 27 luglio 1276) detto I d'Aragona, Conquistatore (in catalano: I, in castigliano: I). Re di Aragona, Conte di Barcellona (1213-1276), Re di Valencia (1239-1276) e Re di Maiorca (1229-1276), Signore di Montpellier e di altri feudi dell'Occitania (1219-1276). Figlio del Re d'Aragona Pietro II Cattolico e di Maria di Montpellier, figlia del Signore di Monpellier Guglielmo VIII. Alla morte del padre, nel 1213, a Muret (battaglia di Muret), dove Pietro II difendeva i suoi vassalli occitani, , che era presente sul campo di battaglia venne fatto prigioniero da Simone IV di Montfort, leader della crociata contro i Catari e nemico giurato degli Occitani. Giacomo venne riconsegnato agli Aragonesi, nel 1214, solo dopo un mandato, seguito a varie pressioni del Papa Innocenzo III. Durante la sua infanzia rimase sotto la tutela dei Cavalieri templari, il cui gran Maestro era Guglielmo di Montredò, nel castello di Monzón. Ebbe come reggente il Conte di Rossiglione, Sancho Raimúndez, prozio di Giacomo e figlio del Conte di Barcellona, Ramón Berenguer IV. Aveva sei anni quando prestò giuramento alla Corte di Lleida nel 1214. Nel settembre del 1218 si celebrò per la prima volta a Lleida una Corte Generale tra Aragonesi e Catalani, nella quale venne dichiarato già maggiorenne. Ereditò la Signoria di Montpellier alla morte della madre nel 1219. Nel febbraio del 1221, ad Ágreda (Soria) si sposò con Eleonora di Castiglia, figlia del Re di Castiglia Alfonso VIII e di Eleonora Plantageneta (seconda figlia femmina legittima di Enrico II Plantageneto Re d'Inghilterra e della Duchessa Eleonora d'Aquitania), quindi sorella di Berenguela e zia di Ferdinando III di Castiglia. Il matrimonio fu annullato, nel 1229. Nel 1231, I firmò il trattato di Tudela col Re di Navarra, Sancho VII che prevedeva che colui che fosse sopravvissuto avrebbe occupato il regno dell'altro re. Ma quando, nel 1234, il Re Sancho VII morì, Giacomo I non pretese l'applicazione del trattato ed i navarresi si scelsero come re il nipote di Sancho, Tebaldo IV di Champagne. Durante i primi quindici anni del suo regno, turbato dalle mire ambiziose di molti nobili (desiderosi di affermare la propria indipendenza) e di membri della famiglia reale (desiderosi di impadronirsi della corona), Giacomo combatté diverse lotte contro la nobiltà aragonese che lo fece addirittura prigioniero nel 1224. Nel 1227 affrontò una nuova rivolta nobiliare degli Aragonesi, diretta contro l'infante Ferdinando (o Ferrante, che si ritirò nel Monastero di Santa Maria di Poblet), zio del Re, che finì grazie all'intervento del Papa attraverso l'Arcivescovo di Tortosa, con la firma del concordato di Alcalá nel marzo del 1227. Questo trattato segnò il trion-fo della monarchia sui nobili ribelli, dando la stabilità necessaria per cominciare le campagne contro i musulmani. Questa stabilità pose fine alle lotte intestine della nobiltà aragonese. Per porre fine alla minaccia dei pirati di Maiorca, i mercanti di Barcellona, Tarragona e Tortosa chiesero aiuto a IIn una riunione delle , a Barcellona, nel dicembre del 1228 i catalani gli offrirono le proprie navi, mentre i nobili si accordarono per partecipare all'impresa in cambio di parte del bottino e dei domini territoriali da conquistare. In un'altra riunione a Lleida, i nobili aragonesi accettarono le stesse condizioni, ma consigliarono al Sovrano di dare la precedenza alla lotta contro i musulmani di Valencia, questo fece sì che la loro partecipazione alla battaglia contro i maiorchini non fosse significativa.
Alla campagna per la conquista di Maiorca partecipò così solo una piccola guarnigione di nobili aragonesi, l'impresa fu, quindi, merito principalmente dei catalani, che poi furono coloro che in maggioranza vi si sarebbero stabiliti . Nel 1229, le forze catalane partirono da Salou per andare contro le armate di Ab? Yahya. Le truppe catalano-aragonesi sbarcarono a Ponsa e sconfissero i musulmani nella di Portopi il 13 settembre del 1229. L'isola venne conquistata in pochi mesi (Giacomo I entrò nella capitale dell'isola il 31 dicembre del 1229), solo un piccolo nucleo di resistenza musulmana permase fino al 1232. Le popolazioni musulmane dell'isola fuggirono in Africa o vennero fatti schiavi. Maiorca venne ripopolata dai catalani, soprattutto della Catalogna settentrionale (l'attuale Rossiglione, francese). Dopo aver sterminato gli abitanti di Medina Mayurqa, la quantità di cadaveri fu tale da produrre un'epidemia che dimezzò l'esercito di Giacomo I. Inoltre, i nobili catalani tentarono di tenersi tutto il bottino, provocando una rivolta che indebolì ulteriormente il potere militare del sovrano aragonese. Il di Maiorca venne annesso alla Corona di Aragona sotto il nome di Maioricarum et insulae adyacentes, ottenendo la carta di franchigia nel 1230. L'istituzione nel 1249 del Municipio di Maiorca (l'attuale Palma de Majorca) contribuì all'istituzionalizzazione del Regno. Il monarca aragonese si vide impossibilitato a conquistare Minorca a causa delle divisioni interne del suo esercito aragonese-catalano, per via del bottino e della riduzione delle sue forze armate. Sovrano, nonostante tutto, riuscì ad ottenere un vassallaggio su Minorca grazie al di Capdepera, con il quale i musulmani minor-chini accettarono la sua sovranità (1231)Dopo la morte di Giacomo I, il governo di Minorca venne riunito sotto il Regno di Maiorca. L'isola venne conquistata definitivamente solo dall'erede di Giacomo, Alfonso III d'Aragona, dopo la capitolazione di Ab? 'Umar nel 1287. Le ultime isole del Mediterraneo a cedere alla sottomissione catalana furono Ibiza e Formentera, conquistate grazie al contributo determinante di Guglielmo de Montgrí, arcivescovo di Tarragona, di suo fratello Bernardo di Santa Eugenia e dell'aristocrazia catalana, che concluse l'impresa nel 1235. Nel 1231, I si riunì, ad Alcañiz, con il nobile Blasco di Alagón ed il maestro degli ospitalieri, Hugo de Folcalquer, per fissare un piano di conquista dei territori valenciani. Blasco raccomandò di assediare le città della piana ed evitare le città fortificate, tuttavia i primi luoghi ad essere conquistati furono due avamposti arroccati fra le montagne. Il primo fu Morella, al nord di Castellón, conquistato da Blasco d'Alagon, nel 1232, mentre Giacomo I andò alla conquista del secondo, Ares, e da qui si recò a Morella, dove Blasco fece atto di sottomissione e ottenne la città come feudo. Nel 1233 venne pianificata la campagna ad Alcañiz, che consistette in tre tappe:
- La prima tappa si diresse contro le terre di Castellón, con la presa di Burriana e di Peñíscola nel 1233;
- La seconda tappa venne diretta a sud arrivando fino al fiume Júcar. Nell' agosto 1237 venne conquistata Puig. Dopo la disfatta della squa-
dra inviata dal re tunisino per aiutare la resistenza musulmana a Valencia, il 28 settembre del 1238, ci fu la capitolazione ed il re aragonese entrò nella città il 9 ottobre;
- La terza tappa durò un anno circa, tra il 1243 ed il 1245, assieme al Regno di Castiglia, venne portata a termine l'occupazione del territorio valenciano e vennero stabiliti i limiti territoriali con il Trattato di Almizrra del 1244, firmato tra Giacomo I e l'infante Alfonso (futuro Alfonso X di Castiglia) per delimitare le aree di espansione sul territo-rio musulmano compreso tra la Castiglia e la Corona di Aragona, che confermava il trattato, del 1179, siglato tra Alfonso VIII di Castiglia ed Alfonso II d'Aragona, a Cazorla. Le terre al sud della linea Biar-Villajoyosa rimasero nelle mani castigliane (incluso il Regno di Murcia), mentre il Regno di Valencia venne consegnato definitivamente agli aragonesi solo dopo il 1305 con i trattati di Torrellas ed Elx, quan-do sul trono sedeva già Giacomo II. Gli anni seguenti a quest'ultima
tappa, I dovette far fronte a diverse rivolte dei mori. A livello amministrativo decise di mantenere, rispettando gli usi ed i costumi locali, separati il Regno di Valencia dal Regno di Aragona. Annullato il primo matrimonio, Giacomo contrasse una seconda unione con la principessa ungherese Violante, figlia del Re di Ungheria, Andrea II, l'8 settembre del 1235. Nel 1241, con la morte di suo cugino Nuño Sánchez, figlio di Sancho Raimundez, ereditò, per testamento, le contee di Rossiglione e Cerdanya e la confinante Viscontea di Fenolleda attualmente in Francia. Nel 1232, convocò il primo concilio e, nel 1242, il secondo concilio di Tarragona in cui in Aragona venne avviata l'inquisizione, che fu lasciata nelle mani del potente Raimondo di Peñafort, che durerà per tutto il regno di Giacomo I. Non fu un persecutore degli Ebrei, anzi, a Barcellona, nel 1263, patrocinò la contesa tra il cristiano Cristiani ed il giudeo è Nachmanidi in cui fece da arbitro. Con il Trattato di Corbeil, (1258) pose fine alle sue pretese sull'Occitania, territorio appar-tenuto agli antichi conti di Barcellona e alla Contea di Tolosa, man-tenne solo la Signoria di Montpellier. Come contropartita, Luigi IX di Francia rinunciava ai suoi diritti, come discendente di Carlo Magno, sui territori catalani che facevano parte della Marca di Spagna, le con-tee della Catalogna e la contea di Rossiglione. Il figlio del Re di Fran-cia, Filippo, il 28 maggio 1262, sposò la figlia di Giacomo I, Isabella d'Aragona. Nello stesso anno, il figlio Pietro (il futuro Pietro III di Aragona) sposò Costanza, figlia di Manfredi di Sicilia e nipote di Fe-derico II di Svevia. I castigliani avevano sottomesso il Regno di Mur-cia nel 1243, ma i murciani nel 1264 si ribellarono con l'appoggio del Regno di Granada ed i governanti del Nord Africa. La Regina di Castiglia Violante d'Aragona (sposa di Alfonso X il Saggio) chiese aiuto al padre, Giacomo I. Le truppe aragonesi mandate dall'infante Pietro (il futuro Pietro III il Grande) riconquistarono il Regno di Murcia nel 1265-66. Nel settembre del 1269, Giacomo I partì da Barcellona con la sua armata per la spedizione in Terra Santa. Una tormenta disperse le sue navi, dovette sbarcare ad Aigues-Mortes, vicino a Montpellier, rinunciando così all'impresa. Giacomo I, nel corso del suo Regno, pubblicò una raccolta (de Canellas o de Huesca) che, oltre ad un compendio dei principi giuridici del diritto aragonese tradizionale, offriva, quali fonti supplementari, il buon senso e l'equità, e pur non abrogando i delle città era ritenuta la fonte della giurisprudenza. Morì a Valencia il 27 giugno 1276 dopo un regno di sessantatré anni, lasciando al figlio Pietro, i Regni di Aragona e di Valencia e le contee catalane, mentre all'altro figlio, Giacomo ereditò il Regno di Maiorca, che comprendeva anche Minorca (Isole Baleari), Ibiza e Formentera (isole Pitiuse) e la Signoria di Montpellier. Dalla sua prima moglie Eleonora ebbe Alfonso (1229- 1260), erede al trono, premorto al padre. Dalla seconda moglie Violante di Ungheria ebbe nove figli:
- Violante d'Aragona (1236-1301), moglie di Alfonso X il Saggio;
- Costanza (1238-1269), sposa dell' infante di Castiglia Don Manuel,di Alfonso X il Saggio;
- Pietro (futuro Pietro III il Grande) (1239-1285), che gli successe al Regno di Aragona e di Valencia e delle contee catalane;
- Sancha (1240-1251), monaca, morì durante un pellegrinaggio a Gerusalemme, tumulata assieme alla madre;
- Giacomo (futuro Giacomo II di Maiorca) (1243-1311), che ereditò il Regno di Maiorca, che comprendeva anche le Isole Baleari, Minorca, Ibiza e Formentera e i territori dell'Occitania rimasti a Giacomo I, tra cui la Signoria di Montpellier;
- Isabella d'Aragona (1247-1271), sposò Filippo III l'Ardito, figlio di San Luigi di Francia;
- Maria (1246-1267), monaca;
- Sancho (1247-1279), abate di Valladolid ed arcivescovo di Toledo morì ucciso dai mori di Granata;
- Ferdinando (1248-1251), morto bambino di febbre con la mamma.
III di Aragona, detto il Grande(in catalano: III, in castigliano: III; Valencia, 1239 - Vilafranca del Penedès, 11 novembre 1285), fu Re di Aragona e di Valencia, Conte di Barcellona (1276-1285) e di Sicilia (1282-1285). Figlio del Re d'Aragona Giaco-mo I Conquistatore e della pricipessa ungherese Violante, figlia del Re di Ungheria, Andrea II e della Principessa di Costantinopoli, Iolanda de Courtenay. Nel 1262, a Montpellier, Pietro sposò Costanza, figlia del Re di Sicilia Manfredi (quindi nipote dell'Imperatore Federico II di Svevia) e di Beatrice di Savoia (?-1258). Nel 1275, Pietro partecipò attivamente al soffocamento della sedizione aragonese. Nel 1276, alla morte del padre, ereditò i Regni di Aragona (Pietro III) e di Valencia (Pietro I), la Contea di Barcellona (Pietro II) e le altre contee catalane, mentre suo fratello Giacomo ereditò il Regno di Maiorca (Giacomo II), che comprendeva anche le Isole Baleari, Minorca, Ibiza e Formentera e i territori dell'Occitania rimasti a Giacomo I, tra cui la Signoria di Montpellier (Giacomo II). Appena salito al trono, Pietro dovette domare le rivolte dei moriscos del Regno di Valencia e, nel 1277, conquistò la città di Montesa. In quel periodo, dopo la morte (1275) di suo nipote, il figlio di sua sorella Violante d'Aragona, Ferdinando de la Cerda erede al trono di Castiglia, Pietro, su richiesta della sorella, e nonna dei bambini, Violante, accettò di proteggere e custodire in Aragona, nella fortezza di Játiva, i figli di Ferdinando, gli de la Cerda, Alfonso e Ferdinando mentre, nel frattempo, la vedova e madre degli infanti, Bianca di Francia, riparava presso il fra-tello Filippo l'Ardito, Re di Francia. A seguito dell'imposizione del-l'imposta sul bestiame, i nobili catalani si ribellarono e la rivolta si infiammò soprattutto nelle contee di Urgell, di Foix, di Pallars, di Cardona, e d'Erill), che portò, nel 1280, all'assedio di Balaguer, alla cui caduta, l'opposizione feudale catalana fu definitivamente sconfitta. Pietro III, che mirava a riconquistare alla moglie il Regno di Sicilia ed aveva contatti con la nobiltà che era scontenta della dominazione angioina, nel 1281, indisse una crociata contro il Nordafrica e, senza aver ottenuto né l'approvazione né i soldi chiesti a Papa Martino IV, nel giugno del 1282, sbarcò in Barberia, non lontano da Tunisi. Nel 1282, durante i Vespri Siciliani, dopo che i siciliani avevano inutil-mente offerto al papa la loro confederazione di liberi comuni in feudo al papa, inviarono una delegazione in Nordafrica che offrì a Pietro l'ambita Corona del Regno di Sicilia, in quanto marito di Costanza, legittima erede del Regno Normanno; Pietro accettò ed il 30 agosto sbarcò a Trapani, con 600 armigeri, tra loro anche le fedeli famiglie dei Cossines e 8.000 (fanteria da guerriglia che sarebbe dive-nuta famosa per coraggio e crudeltà). Carlo I d'Angiò, che il 25 luglio aveva messo l'assedio alla città di Messina, dopo lo sbarco aragonese tentò un ultimo vano assalto a Messina e poi si ritirò. Pietro occupò di lì a poco tutto il resto dell'isola ed il 26 settembre sbarcò in Calabria, dove gli , anche siciliani, fecero solo azioni di guerriglia senza reali conquiste territoriali. Alla fine dell'anno si era determinato uno spaccamento del Regno di Sicilia in due parti, la Sicilia (l'isola) in mano agli aragonesi ed il resto del Regno, sul continente, in mano agli Angioini. Dopo essersi proclamato Re di Sicilia (con l'antico titolo federiciano Pietro I Siciliae, ducatus Apuliae et principatus Capuae), nominò, sempre nel 1282, Ruggero di Lauria capo della flotta e Giovanni Da Procida Cancelliere del regno aragonese di Sicilia. A seguito di tutto ciò, nel novembre dello stesso anno, fu scomu-nicato dal Papa Martino IV, che non lo riconobbe Re di Sicilia, anzi lo dichiarò decaduto anche dal Regno di Aragona che offrì a Carlo terzogenito del Re di Francia, Filippo l'Ardito e futuro conte di Valois. Pietro, allora lasciata la moglie Costanza in Sicilia come reggente, nel maggio del 1283, rientrò in Aragona. Nel luglio del 1283, gli angioini tentarono un'invasione della Sicilia concentrando una flotta a Malta, ma l'ammiraglio Ruggero di Lauria sventò il tentativo sorprendendola e distruggendone una parte. Nel 1284, Papa Martino IV oltre l'assistenza spirituale (scomunica e crociata contro la Sicilia) diede una consistente somma di denaro a Carlo I d'Angiò che preparò una flotta in Provenza che avrebbe dovuto unirsi a parte della flotta che l'attendeva nel porto di Napoli e poi incontrarsi ad Ustica con il resto della flotta composto da trenta galere con l'armata italo-angioina, proveniente da Brindisi. Ma il 5 giugno la flotta siciliano-aragonese, sotto il comando del Lauria si presentò dinanzi al porto di Napoli e il principe di Salerno, il figlio di Carlo I, Carlo lo Zoppo, disobbedendo all'ordine del padre di non muoversi, prima del suo arrivo dalla Provenza, uscì dal porto con la sua flotta napoletana, per combattere il Lauria che lo sconfisse e fece prigioniero lui e parecchi nobili napoletani.